La chiesa della Fava sorge nel campo omonimo, di fronte al ponte della fava che a sua volta confina con la calle della Fava. L'etimologia del toponimo è discussa. Si dice mutuato dal principale commercio che caratterizzava quest'area di Venezia oppure dovuto ad un pasticcere del passato che, nel giorno dei morti, proponeva le fave dolci, un tipico dolce veneziano.La chiesa fu eretta dall'architetto Antonio Gaspari nel 1711, mentre per la costruzione del Presbiterio vinse un progetto dell'architetto Giorgio Massari e fu realizzato nella metà del '700.La chiesa ha una pianta ovoidale ad una navata ed è caratterizzata dalla presenza di cappelle alle pareti laterali. All'interno, sul lato destro, si può ammirare S. Anna, la Vergine bambina e S. Gioacchino dipinto da Gian Battista Tiepolo nel 1732, mentre sul lato sinistro trova posto un capolavoro del Piazzetta: la Vergine col Putto e S. Filippo Neri in preghiera. Il pittore, finito in miseria, trovò sepoltura nella chiesa nella tomba di famiglia degli A
lbrizzi.La scultura, nella chiesa della Fava, è rappresentata dai Santi ed Evangelisti del Torretto, una serie di otto statue opera dell'artista che fu maestro del Canova.
Il Campo della Fava è dominato dall'imponente facciata settecentesca della Chiesa, opera dell'architetto Antonio Gaspari (1711); il presbiterio invece è appena più tardo su progetto di Giorgio Massari (1750-1753). L'interno ad unica navata a pianta ovoidale e la cupola del presbiterio amplificano l'effetto di gigantismo della chiesa. Le otto statue con Santi e Evangelisti che ornano le cappelle alle pareti, tra pilastri corinzi, sono attribuite a Giuseppe Bernardi, detto il Torretto, maestro del Canova. Gli altari delle cappelle conservano veri capolavori pittorici del Settecento veneziano: la Visitazione di Jacopo Amigoni della metà del XVIII secolo, la Vergine ed il beato Gregorio Barbarigo di Giambettino Cignaroli (1761), e la Vergine e San Francesco di Sales sempre di Amigoni. Ma le punte di diamante della chiesa riguardano sempre naturalmente storie della Vergine: la Madonna col Putto e San Filippo Neri in preghiera del Piazzetta maturo (1725-27) nel secondo altare a sinistra; è un quadro che colpisce per il contrasto tra la compostezza della Vergine rispetto alla mistica adorazione del Santo orante, effetto per altro accentuato dalle scelte luministiche. E proprio nella chiesa della Fava si trova il sepolcro degli Albrizzi - navata di destra tra il secondo e il terzo altare - famiglia di stampatori veneziani, in amicizia col Piazzetta e perciò ne accolsero la salma quando il pittore morì in povertà. Il primo altare a destra accoglie invece una delle più significative opera della giovinezza di Gian Battista Tiepolo, Sant'Anna, la Vergine bambina e San Gioacchino, un quadro del 1732 in cui le figure sono riunite in una sorta di serena riunione familiare.

Il Campo della Fava è dominato dall'imponente facciata settecentesca della Chiesa, opera dell'architetto Antonio Gaspari (1711); il presbiterio invece è appena più tardo su progetto di Giorgio Massari (1750-1753). L'interno ad unica navata a pianta ovoidale e la cupola del presbiterio amplificano l'effetto di gigantismo della chiesa. Le otto statue con Santi e Evangelisti che ornano le cappelle alle pareti, tra pilastri corinzi, sono attribuite a Giuseppe Bernardi, detto il Torretto, maestro del Canova. Gli altari delle cappelle conservano veri capolavori pittorici del Settecento veneziano: la Visitazione di Jacopo Amigoni della metà del XVIII secolo, la Vergine ed il beato Gregorio Barbarigo di Giambettino Cignaroli (1761), e la Vergine e San Francesco di Sales sempre di Amigoni. Ma le punte di diamante della chiesa riguardano sempre naturalmente storie della Vergine: la Madonna col Putto e San Filippo Neri in preghiera del Piazzetta maturo (1725-27) nel secondo altare a sinistra; è un quadro che colpisce per il contrasto tra la compostezza della Vergine rispetto alla mistica adorazione del Santo orante, effetto per altro accentuato dalle scelte luministiche. E proprio nella chiesa della Fava si trova il sepolcro degli Albrizzi - navata di destra tra il secondo e il terzo altare - famiglia di stampatori veneziani, in amicizia col Piazzetta e perciò ne accolsero la salma quando il pittore morì in povertà. Il primo altare a destra accoglie invece una delle più significative opera della giovinezza di Gian Battista Tiepolo, Sant'Anna, la Vergine bambina e San Gioacchino, un quadro del 1732 in cui le figure sono riunite in una sorta di serena riunione familiare.
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