lunedì 15 settembre 2008

Richard Wright r.i.p.

Abbiamo passato la gioventù con gli eroi belli e dannati, che se ne sono andati da questa valle di lacrime a causa della droga, quando non dell'alcool, quando non della scelleratezza che accompagna i belli e dannati. L'elenco è lungo, da James Dean a Brian Jones, alla mai troppo compianta Janis Joplin per finire col dannato dei dannati: Jim Morrison.
Poi, passata l'età giovanile, ci troviamo a piangere signori di mezza età che se ne vanno per le malattie del secolo: Frank Zappa, Jerry Garcia, George Harrison e ora Richard Wright.
Già, proprio lui, la tastiera dei Floyd. Una perdita enorme per la musica pop, una perdita che sentiranno in pochi, perché sono pochi quelli che sanno chi questo signore sia.
Eppure ha contribuito in modo attivo, creativo e presente all'orchestrazione di alcune delle più belle pagine della musica dei Pink Floyd. Ha messo alcuni dei mattoni nel muro, ha circumnavigato il nostro satellite per osservare e raccontarci "the dark side of the moon", quando eravamo lontani ha esclamato "wish you were here". Ha raccontato degli "animals" di Orwell, ha accompagnato "the piper at the gates of dawn".
Se n'é andato perché un cancro ha vinto. Se n'è andato come un uomo di mezza età, di quelli che non hanno il diritto di invecchiare e morire con una vita compiuta. Morto quando ancora la musica non era stata scritta tutta. Andato prima che la parola fine fosse stata messa sulla sua leggenda.

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